Agli albori del cinema i film erano privi di suoni. Le immagini scorrevano mute sullo schermo e le proiezioni venivano accompagnate da musica eseguita dal vivo al pianoforte o da piccole orchestre. Abitudine che andò perduta con l’avvento del sonoro negli anni ’30. Oggi il cinema muto è storia, ma non mancano preziose occasioni in cui viene riproposto e raccontato per il fascino che riesce ancora a esercitare. A Zurigo l’IOIC (Institute of Incoherent Cinematography) rende omaggio a questo repertorio con rassegne ed eventi speciali. Ho incontrato Pablo Assandri, il suo deus-ex-machina
Perché “incoerente”?
Ci siamo ispirati sia al film Voyage à travers l’impossible (Viaggio attraverso l’impossibile) realizzato nel 1904 da Georges Méliès, e in particolare al suo primo “quadro” dove si vedono i membri dell’Istituto della “Geografia Incoerente”, una satira degli istituti scientifici del tempo, riuniti per discutere di un nuovo viaggio straordinario, sia alle parole di Paolo Cherchi Usai, critico e co-fondatore delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, che ha paragonato il cinema di Méliès a quel particolare Istituto, perché in grado di creare qualcosa di completamente nuovo assemblando elementi visivi e narrativi che nulla avevano in comune. In qualche modo simile al nostro approccio al cinema muto, serietà nel trattarlo (la parte istituzionale) e originalità nel proporlo (il lato, per così dire, incoerente).
Ma addirittura un “istituto”?
Può sembrare strano ma in Svizzera non ci sono leggi che regolano l’utilizzo di questo titolo. Ci ha permesso di richiedere finanziamenti per le nostre attività senza essere obbligatoriamente associati a università, accademie, centri di ricerca, ecc. L’obiettivo era quello di esportare la nostra particolare esperienza all’estero. Ci siamo riusciti: nel 2012 abbiamo organizzato un tour in Cina che ha riscontrato un enorme successo. È nata una collaborazione fra organizzatori e musicisti, svizzeri e cinesi, replicata successivamente col supporto di Art Basel.
IOIC China Tour, Beijing, settembre 2012, Courtesy IOIC
Facciamo un passo indietro: quando hai proiettato il tuo primo film muto?
Ancor prima di creare l’IOIC. Fu nel 2010 e con Martin Boyer organizzammo la prima rassegna di cinema muto per un collettivo artistico di Zurigo di cui rappresentavamo la sezione cinematografica e per il quale avevamo già realizzato retrospettive di Buñuel e Pasolini. È con la seconda maratona del 2011 che l’Istituto della cinematografia incoerente ha emesso il suo primo “suono”. Il resto è storia, con all’attivo più di 300 serate e più di 500 musicisti.
Quale è la reazione del pubblico a questo tipo di fruizione cinematografica?
Entusiastica. È stato premiato il nostro originale approccio al cinema muto che si discosta dalla presentazione classica che prevede un musicista suonare il medesimo pianoforte a prescindere dal film. In effetti non abbiamo inventato nulla, semmai abbiamo modificato il modo nel presentarlo: stili di musica differenti suonati in location inusuali. Ed è ciò che ci contraddistingue dalle altre rassegne dedicate a questo tipo di cinema. Può apparire come una contraddizione ma personalmente preferisco organizzare le proiezioni in luoghi alternativi alla sala cinematografica. È anche un modo per attrarre nuovo pubblico. Un paio d’imminenti esempi. Il 4 luglio all’Alter Botanischer Garten, il vecchio giardino botanico di Zurigo, proietteremo La souriante Madame Beudet (La sorridente signora Beudet) film del 1922 diretto da Germaine Dulac e considerato il primo esempio di cinema femminista e sperimentale. Il 7 luglio Tabu: A Story of the South Seas (Tabù), scritto e diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, verrà presentato sull’Uto Quai, storico stabilimento balneare in legno che si affaccia sul lago della città.
I musicisti Linda Vogel e Vincent Glanzmann al vecchio giardino botanico, Courtesy IOIC
Chi sono gli spettatori che partecipano alle serate IOIC?
La nostra è una platea più giovane rispetto a quella segue il tradizionale cinema muto. Se ti siedi nell’ultima fila del Filmpodium, la cineteca di Zurigo, durante la proiezione di un film muto accompagnato dalla musica di un pianista vedi solo teste grigie. Stesso cinema, stessa poltrona, ma con un evento da noi organizzato le chiome sono decisamente più variopinte. È un pubblico eterogeneo che va dai 20 agli 80 anni, molti ci conosce perché frequentatori degli spazi multimediali underground già palcoscenico di nostri precedenti eventi. Vi sono spettatori incuriositi da un particolare film, altri partecipano per assistere alla performance di musicisti che già conoscono. Altri ancora per le nuove sonorità musicali di musicisti che, senza il contesto della proiezione, farebbero fatica a farsi conoscere.
Come scegli i musicisti che dovranno sonorizzare la proiezione di un film muto?
Partecipo come spettatore a numerosi concerti, generalmente jazz e improvvisazione, diciamo musica un po’ ostica ai più. Una passione che ho convogliato nel Misterioso Jazz Club, un evento che curo settimanalmente da ottobre a maggio e che mi ha permesso di conoscere un’infinità di musicisti. Per il cinema muto mi piace sperimentare ogni tipo di musica, dalla classica all’elettronica passando per il rock. I musicisti si dividono essenzialmente in due categorie: quelli in grado d’improvvisare reagendo alla visione del film nel momento in cui viene proiettato e quelli che necessitano un lungo lavoro preparatorio da riprodurre durante la proiezione. Tutti sono validi professionisti. Coi primi si corre il rischio che il risultato sia ripetitivo, un po’ come fa il pianista tradizionale, per i secondi devo prestare estrema attenzione alla scelta di un film le cui immagini siano perfettamente in sintonia col loro stile musicale. Come direttore artistico è la parte più gratificante: riuscire a trovare un musicista alla sua prima esperienza col cinema muto in grado di sonorizzare il film che si accordi al suo gusto musicale.
Fotogramma dal film Elena di Troia, Courtesy IOIC
Della musica interpretata rimane traccia?
Di ogni proiezione registriamo la sonorizzazione integrale ma lì solitamente ci fermiamo. Per le proiezioni di Helena. Der Untergang Trojas (Elena di Troia) programmate all’Arthouse Uto il 9 e 10 giugno prossimi nell’ambito del Festspiele Zürich andremo oltre. Di questo monumentale film tedesco realizzato nel 1924 da Manfred Noa abbiamo intenzione di trasferire la colonna sonora su Blu-ray. È un lavoro che richiede una lunga preparazione e che dipende anche da quando verrà resa disponibile la perfetta copia restaurata del film. Quando si vuole intraprendere questo genere di progetti è fondamentale conoscere tempistiche di produttori e restauratori, non sempre interessati che al film venga associata una musica così alternativa che secondo i tradizionalisti metterebbe in secondo piano il film.
Come decidi i titoli dei film da proiettare?
Premetto che nell’arco di un anno ne guardo molti, 500 o 600, corti compresi, ovviamente. Quando si tratta di organizzare una rassegna scelgo innanzi tutto il tema. Questo è un altro aspetto che ci differenzia da qualsiasi altro festival di cinema muto, solitamente strutturati su retrospettive e sulle più recenti versioni restaurate. Poi inizia un lungo lavoro di ricerca, seleziono i titoli, ne verifico la disponibilità, anche qualitativa, associandoli infine ai musicisti che ho individuato. Gli Animali e la Rivoluzione nel cinema muto sono stati i temi delle due rassegne organizzate nella stagione cinematografica che va concludendosi. L’ultimo appuntamento è programmato per venerdì 25 maggio al Filmpodium dove verrà proiettato Orphans of the Storm (Le due Orfanelle) film del 1921 diretto da David W. Griffith e ambientato in Francia al tempo della Rivoluzione francese.
Il gruppo musicale Ikarus alla maratona sugli animali © Lorenzo Pusterla, Courtesy IOIC
Puoi anticipare il tema della prossima stagione?
Vita e Morte, la cui maratona è programmata dal 29 novembre al 2 dicembre 2018. Questa volta l’argomento nasce dall’esigenza, non più procrastinabile, di proiettare Körkarlen (Il carretto fantasma), film che mi sta molto a cuore ma che finora non aveva trovato la sua collocazione per poter essere presentato al pubblico. È una pellicola del 1921 diretta da Victor Sjöström tratta dall’omonimo romanzo della scrittrice svedese premio Nobel Selma Lagerlöf pubblicato nel 1912. Il racconto sviluppa una leggenda scandinava secondo la quale le anime dei defunti sono raccolte per conto della Morte da un lugubre carrettiere fantasma che cede la sua incombenza all’anima di colui che perisce in peccato mortale allo scoccare della mezzanotte dell’ultimo giorno dell’anno.
Il film muto che preferisci?
Impossibile sceglierne uno ce ne sono tantissimi che mi piacciono in egual modo. Se mi chiedi invece qual è il genere che prediligo allora non ho esitazioni: quello fantascientifico. Rimango sempre rapito dalle immagini di un secolo fa che descrivono quello che è ora il nostro contemporaneo. Subito al secondo posto metterei un sotto genere della fantascienza: le storie utopiche e distopiche.
Pablo Assandri sul palco del Festival Letterario Openair di Zurigo, Courtesy IOIC
Prossimi progetti?
L’anno prossimo festeggeremo il decennale del festival con un tour in Sud America. Poi potrò dedicarmi a un sogno nel cassetto che ruota attorno alla figura di Walter Mittelholzer, pioniere dell’aviazione elvetica. Pilota, fotografo, scrittore, avventuriero e co-fondatore della società Ad Astra Aero, che divenne in seguito la famosa Swissair, fu il primo a trasvolare l’Africa da nord a sud. Con un idrovolante decollò da Zurigo il 7 dicembre 1926 per raggiungere, 77 giorni dopo, Cape Town il 21 febbraio 1927. Fu un evento mediatico enorme per quel tempo. Mittelholzer riprese su pellicola il suo viaggio che in seguito divenne Afrikaflug, film proiettato in tutti i cinema svizzeri. Il progetto, un po’ pazzo per la verità, è quello di affittare un idrovolante, partire da Cape Town con un gruppo di musicisti svizzeri e africani e, in ogni tappa dove Mittelholzer fece scalo col suo aereo, proiettare questo film al pubblico locale. Ma non solo. L’idea è quella di filmare a mia volta questo “viaggio di ritorno” e farne un documentario dal titolo The Cinematic Seaplane (L’idrovolante cinematografico) da proiettare nel 2027, in occasione del centenario del volo d’andata. Costo stimato dell’operazione? Un milione e mezzo di franchi. Il crowdfunding è aperto…
Afrikaflug mit René Gouzy und Walter Mittelholzer, 1926-27. Wasserflugzeug im Uferbereich, umgeben von Personen. Courtesy ETH-Bibliothek Zürich, Bildarchiv / Fotograf: Heim, Arnold / Dia_006-059 / CC BY-SA 4.0
Immagine di copertina: fotogramma dal film Le due orfanelle, Courtesy IOIC