Mobilità olistica

Uno sguardo al futuro più lontano, un progetto di design e tecnica senza limiti, e una straordinaria collaborazione creativa. Sono gli elementi coi quali Alexander Mankowsky, futurologo di Mercedes-Benz, ha plasmato la VISION AVTR. Un’avveniristica concept car che ripensa al rapporto uomo-macchina, ispirandosi al fantastico mondo di Pandora. Questo il mio reportage pubblicato sul numero 106 del magazine italiano POSH

Chiudete gli occhi e provate a immaginare un’automobile senza volante, che si colleghi al corpo del conducente, capace di entrare in simbiosi con l’esterno dell’abitacolo e realizzata con materiali completamente riciclabili. Vi sembra impossibile? Eppure è già realtà. Sulla strada verso la mobilità del futuro, Mercedes-Benz anticipa prospettive e tendenze sociali con la VISION AVTR, un prototipo elettrico della mobilità a zero emissioni, che incarna al contempo il concetto di berlina di lusso dalle innovative forme dinamiche. Nel crearla, il marchio tedesco si è ispirato all’universo del film di fantascienza Avatar, guadagnandosi addirittura la collaborazione di James Cameron, il suo visionario regista. Non a caso, il veicolo ha viaggiato per la prima volta in Svizzera in occasione del recente Zurich Film Festival, dove è stata proiettata in anteprima la versione restaurata del film, straordinaria anticipazione ad Avatar: La via dell’acqua, l’attesissimo sequel da dicembre nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Un’occasione pressoché unica per vederla da vicino. L’AVTR, acronimo di Advanced Vehicle Transformation, si distingue per l’approccio olistico, che combina design e User Experience, portandoli a un livello senza precedenti. In sostituzione del volante convenzionale, l’elemento di controllo multifunzionale nella consolle centrale consente all’uomo e alla macchina di fondersi. Posizionando la mano sull’unità di controllo, l’interno prende vita, permettendo all’auto di riconoscere il conducente dal proprio battito cardiaco e dalla respirazione, e semplicemente sollevandola una selezione di menu viene proiettata sul palmo dove il passeggero può scegliere intuitivamente tra diverse funzionalità. Sul tetto e nella parte posteriore sono presenti 33 flap bionici, dotati di mini-pannelli solari e simili a quelli di alcuni rettili, che muovendosi indipendentemente o all’unisono, aumentano la portanza e comunicano le intenzioni di guida con il mondo esterno. Una delle innovazioni più affascinanti è rappresentata dalle quattro ruote semisferiche indipendenti, che consentono il cosiddetto “movimento a granchio”: grazie alla possibilità di gestire asse anteriore e posteriore, il veicolo può muoversi lateralmente di circa 30 gradi. Al suo interno troviamo quattro motori elettrici da 476 CV, alimentati da una batteria di 110 kWh che, basata sulla chimica delle cellule organiche al grafene, consente una ricarica completa in meno di 15 minuti e un’autonomia superiore ai 700 km. Dato che si parla ovviamente di un’auto di lusso, Mercedes-Benz ha posto particolare attenzione all’utilizzo di materiali e sostenibili, come la pelle vegan per i sedili e il rattan per il pavimento. La VISION AVTR non rappresenta solo un esercizio di stile per l’azienda tedesca, ma concretizza il suo impegno preso nei confronti dell’ambiente anche nella mobilità, per raggiungere l’agognato impatto zero nella realizzazione e nell’uso degli autoveicoli. Mercedes sembra già essere sulla buona strada e il futuro potrebbe non essere poi così lontano. A parlarne è Alexander Mankowsky, futurologo della Mercedes-Benz che, dopo aver studiato filosofia, psicologia e sociologia alla prestigiosa Università libera di Berlino e aver lavorato per quattro anni nei servizi sociali aiutando bambini in difficoltà, si è concentrato sull’intelligenza artificiale. Dedicandosi inizialmente alle tendenze sociali della mobilità, da una ventina d’anni si occupa del ruolo della speculazione nella scienza, dell’estensione dei sensi attraverso la tecnologia e della fusione tra uomo, macchina e natura.

Alexander Mankowsky

Molto della VISION AVTR sembra utopico, se non addirittura fantastico. Quanto di tutto ciò è una visione realistica del futuro e quanto è pura fantascienza?

Quando i ricercatori e gli scienziati elaborano nuove teorie o sviluppano quelle esistenti, dipendono essenzialmente dalla loro immaginazione. Lasciano il terreno di ciò che può essere dimostrato oggi, per entrare in un’area di speculazione, un “cosa succederebbe se?” scientificamente provato. Questo è esattamente l’approccio che abbiamo adottato con la VISION AVTR, il cui obiettivo è quello d’indicarci un futuro vivibile e di rendere visibile e tangibile la scienza speculativa. 

Qual è l’idea di base della VISION AVTR?

Questo veicolo rappresenta una guida immaginaria a un futuro in cui il rapporto fra noi, la natura e la tecnologia sarà profondamente cambiato. Gli esseri umani si considerano parte della biosfera con cui sono in continuo contatto. La tecnologia ci permetterà di sentire e vedere i diversi flussi di comunicazione che vi avvengono per comprenderli in modo olistico. Questa conoscenza non sarà un’osservazione passiva, ma ci darà l’opportunità di viaggiare e modellare la biosfera. Il lusso e la bellezza del futuro si basano sulla natura: un cespuglio di rose in fiore, ad esempio, svanisce periodicamente nei colori, nelle forme e nei profumi, eppure rimane un attore permanente nel ciclo naturale. Vale anche per Mercedes-Benz.

Può fare un esempio dei flussi di comunicazione nascosti nella biosfera?

La biosfera comunica e si coordina costantemente. Le reti nel suolo di una foresta, ad esempio, trasportano i segnali degli alberi per chilometri, indirizzando i nutrienti alle radici e agendo come un sistema nervoso senza centro. Se per ora non vediamo questi percorsi di segnalazione, a volte però li avvertiamo. Dei cinque regni della vita – piante, animali, funghi, batteri e multicellulari – quelli a noi invisibili sono addirittura i più decisivi. Con la VISION AVTR, offriamo uno sguardo verso un futuro in cui potremo percepire e persino seguire queste tracce attraverso i sensori del veicolo. Come api che volano lungo i flussi profumati dei fiori, scopriremo la biosfera che ci circonda in tutta la sua bellezza. Potremo assumere la visione del mondo attraverso i sensi di altre creature viventi.

Come si legano queste caratteristiche al mondo di Avatar?

Il film rivela una simbiosi tra i Na’vi e il loro ambiente sul pianeta Pandora. Sviluppando la VISION AVTR abbiamo prediletto l’idea della fusione tra uomo e macchina. Per questo ci siamo ispirati all’ipotesi Gaia, dal nome della dea greca madre della vita, che il biochimico James Lovelock elaborò già negli anni Sessanta, lavorando sulla composizione delle atmosfere per conto della NASA e dimostrando come la biosfera crei il proprio ambiente. La foresta, ad esempio, quando il sole è troppo forte, disperde l’umidità e le nuvole che ne derivano la raffreddano. Ciò significa che la Terra si sostiene come pianeta vivente. Metaforicamente parlando, il nostro pianeta vive.

In che modo la VISION AVTR rende tangibile questa simbiosi? 

Da un lato per mezzo dei sensori citati, dall’altro grazie alla posizione intima dei passeggeri, che consente una fusione tra corpo e veicolo. Il nostro respiro, espressione della nostra vitalità, viene scambiato tra i passeggeri e l’ambiente. Quest’auto si adatta attraverso le sue forme fluide di estetica naturale, superando il confine tra linguaggio naturale e quello tecnico formale. Il momento magico della fusione tra corpo, tecnica e natura si realizza già entrando nel veicolo.

L’Intelligenza Artificiale potrà integrarsi nell’auto di domani?

Rendere le macchine comprensibili come le persone, in modo da ottenere una rete di mobilità sicura, rappresenta la sfida che ci troviamo di fronte. Quando guidiamo, praticamente leggiamo nel pensiero altrui per evitare di scontrarci. Un robot mobile deve rendere decifrabili le sue intenzioni, per segnalare cosa può o non può fare. È quindi importante che l’auto di domani sia in grado di negoziare in modo efficace, sia che si trovi sulla strada, sul marciapiede o all’interno di una garage. L’obiettivo è una coesistenza cooperativa. Vorrei anche evitare l’utilizzo del termine Artificial Intellingence (AI), poiché suggerisce un’imitazione dell’intelligenza umana. Quello che abbiamo in realtà è la Machine Intelligence (MI), che presto sarà ovunque, non tanto integrata in una singola auto, ma capace di elaborare le correlazioni e i modelli del sistema in cui opera. 

Come le piace lavorare?

La parte più divertente è l’ideazione, che mi permette di lavorare in una rete creativa non solo studiando come sarà il mondo e come cambierà la mobilità, ma anche facendo qualcosa al riguardo. In parole povere guardo avanti, ad esempio ai prossimi sette o trent’anni, e faccio ricerche sui possibili futuri, mettendo poi in pratica quanto appreso. Quello che mi preme è collaborare con persone all’avanguardia, che corrono dei rischi, come ad esempio gli artisti, creativi al confine tra arte e design. È uno dei motivi per cui abito a Berlino, dove la scena creativa è molto attiva e diversificata.

Cosa può offrire la fantascienza?

Quella buona dovrebbe volgere uno sguardo multidimensionale sul futuro, esaminando gli effetti collaterali o le conseguenze non volute della tecnologia, e mostrando sempre il potere dell’azione umana. Nella cattiva fantascienza, invece, la tecnologia diventa opprimente, costringendoci a rinunciare al suo controllo. In definitiva, dovremmo sempre pensare a ciò che noi, come esseri umani, possiamo fare con gli strumenti tecnologici a disposizione.

Quale tecnologia la entusiasma di più?

Mi interessa il futuro dell’agricoltura. Si prevede che la popolazione mondiale crescerà a quasi 10 miliardi di persone entro il 2050. L’agricoltura è quindi una questione centrale nel contesto del cambiamento climatico. Dobbiamo lavorare insieme per risolvere questo problema.

A proposito del 2050, che eredità lasceremo?

Credo che la gente guarderà indietro e idealizzerà il nostro tempo come un selvaggio west in cui gli eroi gestivano da soli materiali pericolosi come la benzina o macchinari assurdi come automobili e camion giganteschi. Costruivano persino i propri computer e robot a casa. Tutto sommato: non funzionava nulla, ma da questo caos emergevano ovunque inventori affascinanti!

Articolo pubblicato in anteprima sul numero 106 del magazine italiano POSH

Mercedes-Benz VISION-AVTR: The Vision of Tomorrow’s Next Big Thing
VISION-AVTR: The Road Test

Tutte le immagini: Courtesy Mercedes-Benz AG Si ringrazia per la collaborazione: Zurich Film Festival e Roger Welti di Mercedes-Benz Schweiz AG

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