Zurigo guarda in alto

S’intitola Guida all’architettura di Zurigo e raccoglie una miriade di oggetti selezionati per la loro qualità architettonica, il loro significato per lo spazio urbano e il loro ruolo nella storia della città. Ho incontrato Werner Huber, l’autore di un’opera monumentale mai tentata prima d’ora. E che mi ha spiegato come mai Zurigo sia così avara di grattacieli e progetti di archistar

Con quasi 800 pagine di spessore, il libro si presenta pesante come un… mattone! Una somiglianza in perfetta sintonia con l’argomento trattato. Anche il contenuto ha numeri da capogiro: ben 1200 sono gli “oggetti” presentati da Architektführer Zürich, dimostrando quanto la città svizzera possa rivelarsi un paradiso per gli appassionati e i professionisti d’architettura. Sfogliandola si percorre idealmente un arco che dal centro storico arriva a varcare i confini della città. Perché Zurigo non si ferma ai suoi limiti topografici e perché il libro, lo promette sin dal sottotitolo Gebäude, Freiraum. Infrastruktur, non parla solo di case ma anche di spazi aperti e di edifici infrastrutturali, come parchi, ponti e piazze. La prefazione, in cui racconta della relazione con la sua città, è affidata a Werner Huber, artefice di questo mastodontico progetto, egli stesso architetto e co-direttore della casa editrice Hochparterre che pubblica l’omonima rivista specializzata in architettura, design e urbanistica. Gli interventi di altri sette autori fanno luce su altrettante epoche storiche di Zurigo, dai suoi albori ai giorni nostri, mentre l’intervista ai consiglieri comunali André Odermatt e Daniel Leupi, tenta di prevedere il futuro urbanistico della città. Una serie di fotografie con vedute panoramiche dai grattacieli zurighesi introduce il cuore della guida, ordinata in 23 capitoli-quartieri, ognuno dei quali è aperto da una planimetria in cui sono elencati tutti gli oggetti presentati nelle pagine successive, corredati da testi, fotografie e planimetrie. Oltre ai gioielli architettonici sono elencati anche edifici poco appariscenti e persino quelli difficili da digerire nel tessuto urbano, perché tutti indistintamente danno forma al volto della città. Compresi quelli edificati a Dübendorf, Wallisellen, Opfikon, Kloten, Schlieren, Dietikon, Spreitenbach e Killwangen, gli otto comuni che formano la Grande Zurigo, e a cui sono dedicati i tre capitoli conclusivi del volume.

Werner Huber

Come è nato il progetto di questa guida?

Essenzialmente da una mia idea. Vivo a Zurigo da molti anni e conosco molto bene la città. Mi sono reso conto che non esisteva sul mercato editoriale una guida dedicata all’architettura degli edifici zurighesi, per cui ho deciso di crearne una io stesso. 

Quanto tempo è stato necessario per la sua realizzazione e quali sono state le sfide affrontate? 

Il volume è un progetto ufficiale della casa editrice Hochparterre e ha richiesto quattro anni di lavoro. Personalmente mi sono dedicato al suo concetto un anno prima. Inizialmente la sfida è stata quella di trovare i finanziamenti, dopodiché ha fatto seguito quella della selezione degli immobili da includere nella guida fra le innumerevoli opzioni disponibili. Trovare le informazioni su ciascun edificio non è stato difficile, poiché per la maggior parte sono disponibili su Internet o negli archivi dei giornali. Impegnativa è stata piuttosto la logistica necessaria all’organizzazione di tutti i dati raccolti.

Chi sono gli autori che hanno firmato i testi presenti nel libro?

Per quanto riguarda i contributi di carattere storico, sono persone note per essere specialisti di un preciso periodo e la maggior parte li conosco personalmente. Io mi sono invece accollato l’impegno della redazione dell’80% dei testi descrittivi che presentano gli edifici selezionati, mentre il restante 20% è stato realizzato dai colleghi di Hochparterre.

Come hai scelto i 1200 edifici elencati nella guida? 

Per la selezione sono partito dalla consultazione di una serie di nove volumi, editi dalla municipalità di Zurigo, dedicati agli edifici inclusi nel registro immobiliare della città, come monumenti architettonici e alcuni edifici più recenti. Ho sfogliato poi tutti i numeri della nostra rivista Hochparterre pubblicati negli ultimi 30 anni, così come gli ultimi 100 anni di altri periodici di settore. Dalla lunga lista di edifici generata da questa ricerca, ho scelto i 1200 edifici presentati nel libro. Non ci sono stati particolari criteri per la loro inclusione, se non il fatto che li trovavo interessanti e che erano in qualche modo importanti o significativi. È significativo che la guida non sia semplicemente un registro immobiliare, ma piuttosto una panoramica di più ampio respiro. 

Ne hai qualcuno che prediligi?

Difficile scegliere l’edificio preferito. Direi che in generale sono particolarmente affezionato al periodo degli anni ’60 e dei primi anni ’70. Per farti un paio di esempi: mi piace l’Überbauung Zentrum Höngg, un immobile a prima vista non immediatamente interessante, ma che rivela un sorprendente cortile interno e una particolare attenzione ai dettagli, e il Wohn- und Geschafthaus al civico 141 di Baslerstrasse, altro “noioso” esempio di architettura anni ’60, che mi ha colpito per la giustapposizione di uffici ai piani inferiori e di un appartamento all’ultimo piano, resa evidente dalle visibile modifiche apportate alla facciata.

Dove hai trovato i disegni architettonici di una così vasta gamma di edifici?

Due le fonti principali: le pubblicazioni di Hochparterre e di altre case editrici, utilizzate nella mia prima fase di ricerca, e l’archivio storico degli edifici della città, che fornisce informazioni su immobili meno conosciuti. Per gli edifici non ancora pubblicamente documentati o chiusi al pubblico ho dovuto richiedere un permesso ai legittimi proprietari per ovvi motivi di privacy e sicurezza.

A chi è destinata la guida e che utilizzo ne suggerisci? 

Inizialmente pensavo che il pubblico di riferimento fosse quello degli architetti zurighesi, ma credo che la guida possa essere anche apprezzata da tutti coloro che amano Zurigo e che sono interessati al suo sviluppo urbanistico e alla sua storia architettonica. I testi, non eccessivamente accademici o specialistici, sono facilmente accessibili al grande pubblico. Anche per questo motivo la libreria Orell Füssli ha presentato il libro come un oggetto da regalo esposto vicino all’ingresso dei suoi negozi, invece di considerarlo un testo per specialisti da relegare immediatamente sugli scaffali della sezione architettura. Una scelta che mi ha fatto molto piacere. Per via del suo peso non è sicuramente una guida da portare con sé durante l’esplorazione della città. Meglio consultarla comodamente a casa, sia per approfondire informazioni sugli edifici che già si conoscono, sia per scoprire altri interessanti immobili da visitare di persona in seguito.

In che modo la municipalità di Zurigo è stata coinvolta nella realizzazione di questo progetto editoriale? 

Oltre all’archivio storico della città ho collaborato con il dipartimento urbanistico, che ha fornito i progetti degli edifici pubblici come quelli scolastici, dato alcuni suggerimenti su quali immobili avrebbero potuto o meno essere presi in considerazione per il libro, e elargito dei finanziamenti. Tuttavia, le decisioni inerenti al contenuto della guida sono state prese esclusivamente da me.

Come descriveresti Zurigo dal punto di vista architettonico? 

Sebbene Zurigo non vanti grandi progetti, la qualità generale della sua architettura è piuttosto alta. Un livello raggiunto solamente nell’arco degli ultimi tre decenni, quando questa disciplina ha iniziato, con gli anni ’90, a far breccia nell’interesse delle persone e a diventare importante fra i progettisti.

Il prossimo autunno si inaugurerà il nuovo edificio del Kunsthaus progettato dallo studio di David Chipperfield. Come mai a Zurigo non sono presenti opere realizzati dai cosiddetti “archistar”? 

L’estensione di questo iconico museo è un buon esempio di progetto realizzato da un rinomato architetto, un altro valido è la Prime Tower progettata da Gigon/Guyer. Forse l’assenza di edifici di “prestigio” è la conseguenza del carattere riservato tipico di Zurigo dove tutt’ora è presente il retaggio calvinista che rifugge tutto ciò che è troppo vistoso o speciale. Ritengo però che questo approccio conservatore non sia necessariamente un’aspetto negativo. 

A parte la Prime Tower come mai non ci sono praticamente grattacieli a Zurigo? 

Anche in questo caso entra in gioco la mentalità svizzera: non ci piace quando le persone sono “più alte” o “più importanti”, preferiamo invece che siano trattate più o meno allo stesso modo. Una torre è sempre indice di un qualche potere. Un’altra spiegazione potrebbe essere dovuta al fatto che Zurigo è circondata da molte colline: non vi è la necessità di costruire una torre quando è possibile salire facilmente sulla cima dell’Uetliberg per godere di un bellissimo panorama.

Europallee, che poteva essere una vetrina per stili architettonici interessanti e all’avanguardia, sembra essere invece un’opportunità mancata. Cos’è accaduto? 

In realtà trovo che alcuni degli edifici di questo nuovo quartiere siano piuttosto interessanti, anche se a livello complessivo è evidente una certa monotonia nel suo stile architettonico. Non definirei Europaallee un’occasione persa, piuttosto un prodotto del suo tempo. Quando fu progettato più di 15 anni fa, il boom edilizio di Zurigo West e Neu Oerlikon non era ancora cominciato. Europallee era un progetto importante per le Ferrovie Svizzere e l’idea che si potesse realizzare qualcosa di nuovo e d’importante sulla superficie in disuso della parte sudovest della Stazione Centrale aveva trovato il sostegno di molti. Nel lungo periodo che va dall’ideazione del progetto alla sua edificazione, questo tipo di sviluppo commerciale è passato di moda rendendo la sua architettura un po’ datata. Ma sono convinto che fra 10 o 15 anni guarderemo a Europaallee con maggior apprezzamento. Naturalmente, nulla è perfetto. Neu Oerlikon ad esempio è stato completato circa dieci anni fa generando immediatamente molte critiche: troppe case, nessun recupero delle fabbriche che vi sorgevano, ecc. Visitandolo ora è innegabile la sua funzionalità e la sua integrazione nella città. Zürich West, quartiere terminato circa 5 anni fa è un altro esempio criticato: troppo grande, abitazioni insufficienti e oltremodo costose, cattiva architettura, ecc. Anche in questo caso dobbiamo essere pazienti e attendere 5 o 10 anni per analizzarne l’evoluzione. Se iniziassimo oggi un imponente progetto come Europaallee, l’aspetto che avrebbe al suo completamento sarebbe molto diverso e probabilmente andrebbe incontro alle medesime critiche.

Cosa rende Zurigo differente dalle altre città svizzere? 

Zurigo, e in un certo senso anche Ginevra, si distingue perché il suo centro storico, il Niederdorf per intenderci, non è l’attuale centro urbano. La zona commerciale e la maggior parte dei negozi si è sviluppata invece sulla riva opposta del fiume Limmat, lungo la Bahnhofstrasse, in una parte della città costruita in un periodo più recente. Invece a Berna, Basilea, Losanna o Winterthur, per citare solo alcuni esempi, la parte principale della città contemporanea è tutt’ora il suo centro storico. Una peculiare differenza che conferisce a Zurigo un carattere internazionale. 

Quali sono le sfide che Zurigo dovrà affrontare a livello urbanistico e architettonico? 

Un tema importante sarà quello della densità abitativa: dove vivranno le 80 000 nuove persone previste in arrivo a Zurigo nei prossimi anni? Aree come Schwamendingen e Affoltern saranno le prime a essere influenzate da questa popolazione in crescita, portando nuove edificazioni. Ma se in passato la tendenza dominante era quella di demolire velocemente edifici di cooperative e case popolari costruiti negli anni ’40, ’50 e ’60 per sostituirli con nuovi complessi e abitazioni più economici, credo che questo modo di fare si confronterà a un’opposizione popolare più agguerrita. Prevedo che lo sviluppo urbano si estenderà in futuro verso le zone periferiche della città attuale. Quartieri come Altstetten e Schlieren o aree come Limmattal, Glattal e Opfikon verranno effettivamente assorbiti in un unico conglomerato urbano. La cosiddetta Grande Zurigo.

Architetektführer Zürich – Gebäude, Freiraum. Infrastruktur

Hochparterre: WEB Instagram Facebook Twitter

Tutte le immagini: Courtesy Hochparterre. Si ringrazia per la collaborazione: Christopher Hux

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