Il 16° Zurich Film Festival che inizia oggi, si annuncia come il primo evento cinematografico internazionale a offrire un programma completo. Fino al 4 ottobre, fra mascherine e distanziamento sociale, gli appassionati della settima arte potranno scoprire 165 nuovi film, 23 dei quali in prima mondiale. Riappropriandosi così della sala buia come spazio pubblico
Quest’anno i festival cinematografici di tutto il mondo si sono trovati di fronte a un dilemma amletico: esserci o non esserci? Se molti, come Cannes o Telluride, hanno per forza maggiore deciso di saltare un giro, altri, come Nyon o Locarno, sono approdati all’online, totale o parziale, scoprendone la convenienza nell’offrire web screening al pubblico e agli accreditati. Alcuni, complice il momentaneo rallentamento della pandemia nel periodo estivo, hanno voluto riportare il cinema in sala, dove deve esistere ed essere visto. Ha iniziato Venezia, acclamato globalmente come il festival della ripartenza, anche se in formato ridotto. Seguito oggi da Zurigo, annunciato come il primo festival del cinema di livello internazionale capace di mantenere in questo anno nefasto il suo programma completo. La presentazione è avvenuta lo scorso giovedì 10 settembre. C’era qualcosa di quasi irreale nella sala delle conferenze stampa del blasonato hotel Baur au Lac: tutto come sempre, ma al contempo tutto differente, quasi fosse difficile credere di essere veramente lì. Al tavolo siedono Elke Meyer e Christian Jungen, per la prima volta alla guida del Zurich Film Festival, rispettivamente nei ruoli di responsabile esecutiva e di direttore artistico. E quella che doveva essere una presentazione di routine si è trasformata in un evento ricco di ringraziamenti e dichiarazioni d’amore al cinema.

“Il cinema è sotto pressione poiché gli spettatori si sono abituati allo streaming durante il lockdown” afferma Christian Jungen, un trascorso di 25 ann come critico cinematografico. “Il Zurich Film Festival, tuttavia, rimane fedele al cinema, ed è per questo che abbiamo optato per un evento fisico con un programma completo. Per noi è importante, anche in questo anno difficile, portare a Zurigo ospiti di alto livello eì tante anteprime mondiali. Rassicurati da ferree norme per la sicurezza imposte dall’Ufficio federale della sanità pubblica, ci vediamo come un faro di ottimismo, non solo per il grande pubblico, ma anche per l’industria cinematografica e gli eventi culturali in generale. Il virus rimarrà in giro ancora per un po’ di tempo, pertanto dobbiamo imparare a conviverci, continuando però a seguire le nostre passioni”. L’obiettivo è quello di riprendersi lo spazio pubblico, quello rappresentato dalla sala cinematografica per intenderci. Ritrovarsi è importante, seppur distanziati, senza strette di mano, baci e abbracci. Sarà difficile, forse faticoso, sicuramente strano, ma con quello che abbiamo vissuto finora non lo sarà più di tanto.

Sfogliando il catalogo l’edizione 2020 del ZFF si annuncia più coraggiosa e cinefila di quanto prometteva negli ultimi anni. Le nuove e più emozionanti voci si sentono già riecheggiare in tutte le sezioni del festival: oltre 100 sono le opere prime, seconde o terze da regista. 38 film si contendono i Golden Eyes assegnati dai tre concorsi: Focus (dedicato alla miglior produzione in lingua tedesca proveniente da Austria, Germania e Svizzera), Lungometraggi e Documentari. Spiega il direttore del programma Georg Bütler: “Il concorso riflette l’intero spettro del cinema contemporaneo: vivace, urgente, impegnativo. E lo fa in modo eclettico: dal nuovissimo thriller d’azione danese Shorta, che evidenza la violenza della polizia in un sobborgo di Copenhagen, al dramma The Dishiple che mette meticolosamente in scena la vita di un uomo che tutto ha dedicato alla musica folk indiana; dal sorprendente Maya che, raccontando la storia di una tigre in uno zoo iraniano, riflette sul nostro fascino per l’esotico, al contributo ucraino The Earth Is Bkue as an Orange, un poetico documentario sulla speranza, sui sogni e sulla potenza dell’arte in tempi di paura e disperazione”. Risalta la presenza delle registe: il 40% della totalità dei film presentati sono dirette da donne, percentuale che arriva al 50% se si considerano solo le opere del concorso. Bütler ha così commentato: “Mai una volta nel corso dell’anno si è discusso di quote rosa. I film parlano da soli ed è incoraggiante poter rappresentare cosi tante filmmaker provenienti da tutto il mondo”.

Che festival sarà dunque? Certamente diverso, tenuto conto della realtà pandemica mondiale che stiamo affrontando. Sarà un appuntamento di transizione e di possibile ridefinizione del sistema cinematografico. Come ancora non lo sappiamo, l’importante è provarci. Il Zurich Film Festival potrebbe essere anche questo, …’CAUSE LIFE IS BETTER WITH MOVIES!
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Tutte le immagini: Courtesy Zurich Film Festival