È iniziata in Svizzera la seconda tappa dell’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia da coronavirus. Lunedì 11 maggio molti settori hanno riaperto le proprie attività e parallelamente le Ferrovie hanno ripristinato numerosi collegamenti. Compresi quelli da e per la stazione centrale di Zurigo, ora nuovamente frequentata da migliaia di pendolari. A vegliare su di loro la voluttuosa Nana di Niki de Saint Phalle.
Il momento tanto atteso della seconda e rilevante tappa dell’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia in Svizzera, ma anche tanto temuto a causa delle incognite che comporta tuttora il COVID-19, è arrivato. Ieri hanno riaperto le scuole dell’obbligo, i negozi al dettaglio, i bar, i ristoranti, le biblioteche e i musei. Con l’inevitabile ripresa della mobilità pubblica, le FFS hanno ripristinato gran parte di quei collegamenti regionali e a lunga percorrenza sospesi negli ultimi due mesi. Consentendo così a migliaia di persone di tornare a prendere il treno. Anche quelli che arrivano e partono dall’Hauptbahnhof Zürich, il principale nodo ferroviario svizzero. Oltre a essere fra le più frequentate del mondo, la stazione centrale zurighese può anche vantare l’atrio più vasto dell’intera confederazione. Se un tempo i treni ne dominavano i suoi 130 metri di lunghezza per 43 di larghezza e le loro locomotive sbuffavano fumi e vapori verso i suoi 24 metri d’altezza, oggi l’atrio è attraversato da decine di migliaia di viaggiatori. Da ieri invitati ad attenersi a una serie di nuove misure di protezione. A vegliare su di loro è un enorme e coloratissimo angelo custode!
Chi non attraversa l’atrio senza mai alzare lo sguardo conosce bene L’ange protecteur, una Nana realizzata dalla pittrice e scultrice franco-svizzera Niki de Saint Phalle. Sospesa a 15 metri di altezza dal suolo tramite quattro cavi d’acciaio, avrebbe molto da raccontare. Dal 1997, giorno e notte, osserva viaggiatori frenetici, pendolari in attesa, saluti appassionati, gli sguardi interrogativi dei turisti, il trambusto del mercatino di Natale o degli altri eventi ospitati in questo spazio unico. Ma come ha fatto quella gioiosa installazione artistica a salire fin lassù? Intesa a offrire ai viaggiatori la protezione delle forze celesti, la statua fu donata dalla Securitas, un’azienda svizzera fornitrice di servizi di sicurezza, in occasione del 150° anniversario delle Ferrovie svizzere. Niki de Saint Phalle impiegò cinque mese a realizzare questa imponente scultura in poliestere nel suo atelier in California. La statua pesante 1,2 tonnellate e lunga 11 metri, impossibilitata a salire su un aereo cargo, fu divisa in tre pezzi per poter navigare fino a Rotterdam, da dove proseguì il suo viaggio per Basilea lungo il fiume Reno, per poi essere finalmente trasportata con un mastodontico autocarro a Zurigo.
Qui l’angelo fu ricomposto per poi essere issato nella sua attuale posizione sotto la supervisione della sua creatrice, che all’inaugurazione disse: “Tutti vogliono sentirsi protetti quando viaggiano. E nel mondo di oggi abbiamo bisogno di una protezione molto speciale”. Parole quanto mai profetiche, considerata l’attuale situazione pandemica. Da allora l’angelo viene “spolverato” a cadenza stagionale, da addetti che lo raggiungono attraverso una piattaforma di lavoro aerea. Un’operazione eseguita con grande cautela, utilizzando solamente un piumino e uno spray ad aria compressa, considerata la superficie della scultura dipinta con colori ad acqua, che altrimenti sbiadirebbero. Difficile non notare questa Nana così felice di poter mostrare senza indugio le sue generose curve. Veste un costume da bagno sfavillante, i suoi seni rotondi sono ornati da un cuore e da un quadrifoglio, le sue braccia e le sue gambe sono colorate con un rassicurante blu, la sua testa relativamente delicata non ha viso, sulla sulla schiena brillano ampie ali dorate e nelle sua mani stringe due brocche d’argento collegate da tre fili rossi illuminati.
Niki de Saint Phalles (1930-2002) arrivò al successo internazionale negli anni ’60, con le sue variopinte figure femminili di poliestere, le famose Nanas, nel cui stile è stato realizzato anche L’ange protecteur. Le sue voluminose creature furono sinonimo di donne libere, sicure di sé, piene di gioia di vivere. In seguito, l’esponente della pop-art vide le sue sculture femminili sovradimensionate trasformarsi in foriere di una nuova era matriarcale: “Rappresentano la madre indipendente, buona, generosa, e felice. Non c’è quindi da stupirsi che possano evocare nelle persone che la osservano emozioni così forti d’amore e d’odio” confidò. Inizialmente derisi dai suoi colleghi artisti, i suoi lavori sono oggi tra le opere d’arte contemporanea più richieste.
Tutte le immagini © Fausto Colombo / L’incertain regard (ad esclusione del trittico di ritratti, fonte Internet)