Tripla C

Costruttivista. Concreta. Concettuale. È l’arte esposta al Museum Haus Konstruktiv di Zurigo. La sua missione? Illustrare le connessioni fra le tre correnti artistiche novecentesche e l’arte contemporanea internazionale. A dirigere questa peculiare interfaccia tra passato e presente è Sabine Schaschl. Brillante curatrice e storica dell’arte, che mi ha raccontato il dietro le quinte di un’istituzione culturale unica al mondo. Prima e dopo pandemia

Varcare la soglia del civico 25 di Selnaustrasse è come azionare la manopola di una macchina del tempo di wellsiana memoria. Per quasi cento anni, l’edificio ewz-Unterwerk Selnau ha funzionato da sottostazione, fornendo energia elettrica alla città, fino alla sua chiusura nel 1998. Ristrutturato a cavallo degli anni Venti e Trenta del secolo scorso dal rinomato architetto Hermann Herter, è oggi un monumento storico protetto e uno degli esempi più impressionanti della Nuova Oggettività. La trasformazione finale, apportata dagli studi d’architettura Diener & Diener di Basilea e Meier + Steinauer di Zurigo, ha conferito un singolare fascino al suo passato di edificio industriale. Dal 2001 ospita il Museum Haus Konstruktiv che, sviluppandosi su cinque piani, offre 1200 mq di magnifici spazi espositivi. Da sei a nove sono le mostre temporanee che si susseguono annualmente su questo eccezionale palcoscenico, rendendo l’istituzione culturale zurighese un imprescindibile punto di riferimento per tutti gli appassionati d’arte. A dirigerla è Sabine Schaschl. Laurea in Storia dell’arte conseguita all’Università di Vienna e una brillante carriera curatoriale che le è valsa la prestigiosa onorificenza dell’ordine delle Arti e delle Lettere francese. Stile impeccabile e loquacità sagace. Anche alle nove di un freddo mattino di febbraio inoltrato, quando la incontro per farmi raccontare oneri e onori derivanti dalla gestione di questo luogo unico al mondo. Beviamo un cappuccino seduti al tavolino del moderno caffè del museo, dalle cui pareti gli occhi dipinti da Claudia Comte ci osservano curiosi. Ignari che le formidabili esposizioni dedicate a Otto Piene e Brigitte Kowanz, inaugurate due settimane prima, avrebbero subito una brusca interruzione.

Claudia Comte - Eye to Eye - Cafe - Museum Haus Konstruktiv

Claudia Comte, Eye to Eye. Café Museum Haus Konstruktiv

Il museo da te diretto rappresenta l’istituzione leader in Svizzera dedicata al Costruttivismo. Potresti spiegare ai lettori cosa differenzia quest’arte da quella astratta?

Permettimi d’iniziare spiegando il senso di questa istituzione. Il Museum Haus Konstruktiv si focalizza sull’arte costruttivista, concreta e concettuale e fu fondato nel 1986 da un gruppo di persone molto coinvolte nel Concretismo. A quel tempo i concretisti zurighesi, avendo già raggiunto un alto livello di riconoscimento nel mondo dell’arte, decisero di creare un luogo dove esporre i risultati conseguiti. Lunghe discussioni hanno accompagnato la scelta del nome da dare a questo spazio che venne inizialmente chiamato Konstruktivist-Konkret, soprattutto in relazione all’intercambiabilità di queste parole nel definire i due movimenti artistici. Nel 2005 il museo decise d’includere forme d’arte più concettuali; dopotutto fu Gottfried Honnegger, membro del gruppo fondatore, ad affermare che dietro ogni opera d’arte concreta c’è un concetto e che, conseguentemente, i concretisti sono a tutti gli effetti i primi artisti concettuali. Il Museum Haus Konstruktiv come oggi lo conosciamo, è un’istituzione dedicata all’arte non figurativa che, comprendendo tutti i movimenti associati al genere moderno, funge da ponte verso l’arte contemporanea. Per me è molto importante guardare alle radici dell’arte non figurativa e alle idee evolutive della società che hanno ispirato questi movimenti, iniziando dal costruttivismo russo, al Bauhaus, dal “De Stijl” a nomi come Max Bill o Richard Paul Lohse. Artisti non più interessati a creare una rappresentazione astratta del mondo in cui vivevano, ma piuttosto a costruire qualcosa di artistico che trasmettesse un significato in sé. Questo è un paragone considerevole: nell’arte astratta si crea una rappresentazione di qualcosa già presente in natura, come un albero ad esempio, nell’arte concreta invece l’ispirazione nasce da un concetto mentale anziché dal mondo naturale che ci circonda e che percepiamo.

Museum Haus Konstruktiv - Day view - Peter Baracchi

Museum Haus Konstruktiv © 2018, Museum Haus Konstruktiv (Peter Baracchi)

l Museum Haus Konstruktiv di Zurigo è molto apprezzato anche a livello internazionale. Quanti altri musei, in giro per il mondo, sono dedicati al Costruttivismo?

La Germania ne conta due: il Museum für konkrete Kunst a Ingolstadt e lo Stiftung für konkrete Kunst a Reutlingen, ma il nostro è l’unico museo al mondo che collega in modo coerente i vari aspetti dell’arte concreta e costruttivista a quella contemporanea.

Ascoltando i tuoi discorsi in occasione dei vernissage o delle visite guidate, si avverte la tua sincera ed entusiasta passione per questo genere d’arte. Da dove nasce il tuo interesse per il Costruttivismo?

Non ricordo vi siano stati determinati momenti artefici della mia “conversione” a questo movimento artistico. Sono una storica dell’arte innanzi tutto e durante la direzione del Kunsthaus Baselland di Mutzen-Basilea, ho avuto a disposizione l’intero spettro dell’arte contemporanea per poter scegliere quali mostre organizzare. Quando mi sono candidata per dirigere il Museum Haus Konstruktiv di Zurigo, ero consapevole di possedere molte idee su come incorporare un approccio più concettuale all’arte basato sull’esperienza acquisita come storica. Mi sono resa conto che molti degli artisti che mi piacevano e seguivo, avrebbero potuto essere raggruppati nel campo dell’arte concettuale. Considero il mio lavoro al Museum Haus Konstruktiv simile un po’ a quello di un biologo che dopo essersi specializzato nello studio delle balene, passa a un altro campo di competenza. Ma confermo: ho sviluppato una passione assoluta per questo genere artistico che non smette di crescere col passare degli anni alla direzione di questa istituzione. D’altro canto questa incondizionata attenzione all’arte concreta, costruttivista e concettuale non mi ha mai limitato anzi, mi permette tutt’ora di constatare quante innumerevoli siano le connessioni insite nei loro comuni patrimoni e influenze. Individuato questo legame è possibile constarne la sua relazione con l’arte contemporanea, apprezzandone l’evoluzione; gli storici dell’arte espongono sempre questo concetto sviluppo. Personalmente non penso che ogni nuova generazione sia necessariamente migliore di quella che l’ha preceduta, ma piuttosto che gli artisti contemporanei facciano riferimento nelle nuove opere ai loro predecessori.

Alicja Kwade - LinienLand - Museum Haus Konstruktiv

Alicja Kwade, LinienLand, 2018, Exhibition view Museum Haus Konstruktiv, 2018. Photo: Roman März

Le mostre che organizzi sono orientate a dimostrare i legami che collegano i pionieri dell’arte costruttivista, concreta e concettuale agli artisti contemporanei internazionali. Quanto è difficile dimostrare queste connessioni?

A mio parere non è affatto difficile. Un esempio è stata la prima esposizione in Svizzera dedicata al sudafricano William Kentridge che, lavorando in modo figurativo con le sue opere, non può essere ovviamente considerato un artista costruttivista o concreto. Della sua vasta produzione, abbiamo scelto di presentare un preciso lavoro intitolato The Nose. È ispirato all’omonima opera composta da Dmitri Schostakovich, ambientata nella Russia degli anni Dieci del Novecento e che esplora le questioni sociali e costruttiviste dell’epoca, per cui un soggetto legato a doppio filo alla missione del nostro museo. Mi viene in mente anche Alicja Kwade, eccezionale artista che esemplifica il legame tra l’arte concreta e costruttivista con quella contemporanea. Appassionata di matematica, fisica e della teoria della relatività, riesce a trasferire questo background scientifico, come de resto fece anche Max Bill, nelle sue opere scultoree esposte un paio di anni fa nella mostra “LinienLand” ispirata a Flatlandia: Racconto fantastico a più dimensioni, un romanzo fantastico-fantascientifico scritto nel 1884 da Edwin Abbott Abbott, che narra la vita di un abitante di un ipotetico universo bidimensionale che entra in contatto con un abitante di un universo a tre dimensioni. Posso citare anche Tomás Saraceno, nonostante dalle sue opere non traspare in modo evidente la connessione con l’arte concreta. Influenzate dall’architetto Richard Buckminster Fuller e dall’artista Otto Piene, le sue monumentali installazioni reticolari sono il frutto di numerose ricerche scientifiche sui ragni, di cui possiede alcuni esemplari nel suo studio per meglio osservarli, sui loro comportamenti sociali e su come questi influiscano sulla struttura della ragnatela che tessono. Questi tipi di espressione artistica basate sulla ricerca e che s’indirizzano a problematiche della società contemporanea, rappresentano una meravigliosa relazione con i costruttivisti russi che, ai tempi della rivoluzione russa, intendevano utilizzare la loro arte come strumento per cambiare la società dell’epoca. Andrew Bick è un altro esempio: realizza dipinti organizzati da un sistema a griglia, un approccio molto formale all’arte ma che rappresenta la congiunzione con il Costruttivismo. A volte, come in quest’ultimo esempio, creo il collegamento più convenzionale possibile, altre volte questa connessione è di natura più concettuale, ma è sostanzialmente in questo modo che cerco di stabilire i legami tra l’arte contemporanea e l’eredità costruttivista, concreta e concettuale.

Cerith Wyn Evans - Neon light - Museum Haus Konstruktiv

Cerith Wyn Evans. Installation view Museum Haus Konstruktiv 2017, first floor, Photo: Stefan Altenburger

Oltre alle tue mansioni come direttrice del museo, su cui torneremo più avanti, rivesti il ruolo di curatrice. Come si evolve la tua interazione con un artista che vuoi esporre ?

Fondamentalmente in tre fasi. Prima di tutto quando vedo un’opera artistica, cerco di immaginarla inserita nei nostri spazi museali. Presento poi il mio concetto di mostra all’artista per capire se la sua reazione “incontri” sia il luogo che posso offrire che la mia personale idea. Infine devo valutare attentamente che il progetto possa inserirsi nel contesto finanziario in cui opero, sottostando il Museum Haus Konstruktiv a notevoli vincoli economici. È fondamentale anche capire se l’artista con cui vorrei organizzare una mostra sia in grado di gestire eventuali sfide causate da un’improvvisa mancanza di fondi che ci costringerebbe a ridurre le dimensioni di mostra con la conseguente contratione di spese e compensi. Ti posso fare l’esempio di Cerith Wyn Evans, un artista talmente famoso da intimorirmi all’idea di dovergli sottoporre la scomoda questione finanziaria. Mi sono fatta forza e gli ho detto apertamente come la nostra istituzione non fosse in grado di invitare “divi”. Mi ha risposto sottolineando la profonda differenza tra atteggiarsi da “divo” o essere un “divo”. Ho immediatamente compreso che da lui non mi sarebbero mai giunte pretese di un viaggio aereo in prima classe, di una suite nell’hotel di lusso, di un autista personale o ltre amenità del genere. Non voglio esprimere un giudizio sugli artisti che insistono su queste richieste. È il loro modo di lavorare, non lo discuto, ma considerate le nostre risorse so già in partenza di non poter instaurare una collaborazione con loro, non potendo offrire ciò che desiderano. Cerco di essere onesta da subito e finora quasi nessuno si è tirato indietro. Forse un paio di progetti sono sfumati ma per il resto gli artisti hanno sempre collaborato venendoci incontro. È inoltre indispensabile lavorare con gallerie e collezionisti per convincerli a sostenere i nostri progetti. Come è avvenuto recentemente per “Lost under the Surface”, l’attuale mostra dedicata a Brigitte Kowanz. Definiti il concetto della mostra, la fattibilità e il finanziamento, il curatore deve poi anche occuparsi di tutta la logistica, dal trasporto delle opere al soggiorno dell’artista.

Otto Piene - Sky art - Museum Haus Konstruktiv

Otto Piene, Die Sonne kommt näher, Exhibition view Museum Haus Konstruktiv, 2020. Photo: Stefan Altenburger © 2020, ProLitteris, Zurich; Otto Piene Estate / Sprüth Magers

Come cambia questo processo quando intendi organizzare la retrospettiva di un artista deceduto?

È completamente differente, poiché devo interagire con la galleria o con la famiglia che gestisce il patrimonio dell’artista defunto. Nel caso di Otto Piene, di cui stiamo esponendo la mostra “The Proliferation of the Sun”, è stato meraviglioso, perché la galleria voleva davvero promuovere queste opere e ampliare il proprio pubblico piuttosto che incentivare la vendita dei suoi lavori. Sono stata anche molto contento che la vedova dell’artista abbia potuto partecipare all’inaugurazione, dopo avermi immensamente aiutata durante l’intero processo organizzativo e permettendoci inoltre di esporre i primi lavori di Piene che non si vedevano da molti anni. Anche in questo caso non saremmo in grado di creare un progetto con una galleria o una famiglia che facciano richieste finanziarie onerose.

Al recente vernissage Andreas Durisch, presidente della Fondazione per l’arte costruttivista, concreta e concettuale, ha affermato della sempre maggior difficoltà nel reperire sufficiente denaro per finanziare mostre costose come quelle attualmente in corso. Puoi parlarci delle dinamiche economiche del Museum Haus Konstruktiv?

Partiamo dalle cifre. Un terzo del bilancio annuale è finanziato dai dipartimenti culturali della Città e dal Cantone di Zurigo. Un altro terzo degli introiti viene generato direttamente dal museo attraverso la vendita dei biglietti d’ingresso, delle quote associative, degli articoli presenti nello shop e dell’offerta culinaria del bar. Il restante terzo, circa 800 000 CHF (754 000 EUR) è da trovare, operazione sempre più complicata. Il numero delle fondazioni che forniscono questo tipo di sostegno finanziario è diminuito durante i miei sette anni alla guida di questa istituzione. Recentemente una ha chiuso i battenti mentre una seconda ha cambiato la sua missione. Purtroppo non sono apparse nuove fondazioni in loro sostituzione. I musei inoltre non possono richiedere sovvenzioni alla medesima fondazione se prima non siano trascorsi tre o quattro anni. La gente suppone che avendo sede nella ricca Zurigo, il Museum Haus Konstruktiv sia automaticamente ben finanziato, ma purtroppo non è così.

Brigitte Kowanz - Museum Haus Konstruktiv

Brigitte Kowanz, Exhibition view Museum Haus Konstruktiv, 2020. Photo: Stefan Altenburger. © 2020, ProLitteris, Zurich; Studio Brigitte Kowanz

Puoi descrivici una tipica giornata lavorativa come direttrice del Museum Haus Konstruktiv?

Ogni giorno è completamente diverso dal precedente. Ci sono molte e-mail da scrivere, domande da porre e a cui rispondere. Dossier di artisti da esaminare per scoprire nuovi talenti che potrebbero diventare i soggetti di una futura esposizione. Viaggio ovviamente parecchio visitando musei, gallerie e gli studi degli artisti. Nel corso di una giornata devo prendere anche decisioni delle più disparate: Quale immagine dovremmo usare per la copertina del catalogo che accompagnerà la prossima mostra? Quale disegno grafico scegliere per gli inviti delle prossime esposizioni? Possiamo produrre un video da presentare insieme all’esposizione? Abbiamo i soldi per coprirne i costi di produzione? Si susseguono pure numerose riunioni: con potenziali sponsor, con il responsabile finanziario per discutere del budget, col consiglio d’amministrazione, ecc. A volte sono impegnata con la scrittura per i testi di una mostra o di un catalogo, un’attività che richiede parecchia tranquillità. Nonostante sia raro trascorrere una giornata nella calma più assoluta.

Sei una delle pochissime donne a dirigere un museo qui a Zurigo. Anche il tuo team è composto principalmente da donne. Una scelta dovuta al caso o voluta per rafforzare la presenza femminile nelle istituzioni culturali?

La risposta più semplice arriva dal risultato dell’offerta di lavoro per il posto di un direttore finanziario: tutte le candidature maschili contenevano aspettative di salario che non saremmo stati in grado di soddisfare. Presumo a questo punto che le donne siano disposte od obbligate a lavorare anche a fronte di uno stipendio inferiore. Probabilmente sono le medesima considerazioni finanziarie che hanno influenzato la decisione di assumermi come direttrice: sono abbastanza sicura che se vi fossero stati più fondi disponibili, sarebbe stato scelto un uomo per coprire questa posizione. È sufficiente guardare gli organigrammi del Kunsthaus di Zurigo o della Kunsthalle di Basilea dove, nonostante i ragguardevoli bilanci, pochissimi sono i ruoli dirigenziali ricoperti da donne. Pensa che sia a Basilea che a Berna si è dovuto attendere più di cento anni prima di vedere una donna nominata alla direzione delle istituzioni. Dunque, ciò rispecchia la società, evidenziando la continua disuguaglianza tra i generi. Ma sono orgogliosa d’avere un team fantastico e il genere, alla fine, diventa irrilevante di fronte alla qualità con cui viene svolto il nostro lavoro.

Camille Graeser - Museum Haus Konstruktiv

Camille Graeser, Exhibition view Museum Haus Konstruktiv, 2019. Photo: Stefan Altenburger. © Camille Graeser Stiftung / 2019, ProLitteris, Zürich

l Museo Haus Konstruktiv collabora con altre istituzioni zurighesi nel sviluppare progetti artistici comuni?

Occasionalmente. Abbiamo avuto un’interessante collaborazione con la ZHdK, l’Università delle Arti Applicate di Zurigo, con cui abbiamo organizzato la mostra “Quantum of Disorder”. Un altro particolare progetto di ricerca, sostenuto dall’Università e il Politecnico di Zurigo, si è concretizzato con la mostra “Struck Modernism” dove l’artista Florian Dombois ha musicato i “suoni” insiti in alcune opere della nostra collezione. Possiamo contare anche collaborazioni con istituzioni internazionali come il museo Vasarely a Budapest, che ospiterà la mostra dedicata a Camille Graeser, o il Wilhelm Hack Museum a Ludwigshafen. Nonostante abbiano un riscontro positivo queste esperienze rimangono difficili da organizzare, non solo per sincronizzare i differenti calendari ma anche per trovare spazi che possano ospitare il medesimo layout della mostra senza stravolgerne il concetto e il conseguente aumento dei costi di produzione. L’ideale sarebbe lavorare con un collega di un altro museo sin dalla prima ora, per poter visualizzare, sviluppare e realizzare insieme tutte le tappe del progetto, dalla sua creazione al catalogo finale.

Timo Nasseri - Florenz-Bagdad - Museum Haus Konstruktiv

Exhibition view Museum Haus Konstruktiv, 2019. (Image: Timo Nasseri, Florenz-Bagdad, 2016) © 2019, ProLitteris, Zurich

In qualità di direttrice di un museo, trovi discutibile che il pubblico faccia fotografie delle opere esposte? Cosa determina la decisione se gli scatti fotografici siano permessi o meno al Muaum Haus Konstruktiv?

La decisione è completamente lasciata all’artista o alla galleria che lo rappresenta. Se l’artista è titolare di un diritto d’autore e non autorizzi espressamente la possibilità che i suoi lavori possano essere fotografati, il museo potrebbe essere ritenuto responsabile per le eventuali violazioni del suddetto diritto. Faccio un esempio pratico: se sul tuo account Instagram pubblicassi l’immagine di un’opera coperta dal diritto d’autore, dopo averla fotografata durante una mostra, e ti dovessi successivamente giustificare con l’artista affermando che il museo non aveva espressamente vietato le riprese fotografiche, quest’ultimo sarebbe ritenuto responsabile di quella violazione. Per questo motivo, quando l’artista o il proprietario dell’opera non desidera che venga fotografata, siamo costretti a far rispettare questa volontà. L’unico altro divieto che ci sentiamo di stabilire è l’utilizzo del flash, nel caso l’opera sia stata realizzata su un supporto troppo sensibile per quel tipo di luce.

Rimando nel campo di questo medium, ritieni che la fotografia possa essere uno strumento per realizzare questo genere di arte?

Ancora non sono riuscita a chiarirmi il vero e proprio significato di “fotografia concreta”. Se faccio una foto a qualsiasi oggetto, dopo averla stampata su carta automaticamente si trasforma in arte figurativa. Sono comunque alla ricerca di un vero specialista del settore che mi possa aiutare. Sulla piazza sono presenti diversi artisti che si proclamano come massimi esperti di questo genere fotografico, ma il loro lavoro non m’ispira particolarmente. I risultati che ottengono dal loro studio della luce mi ricordano immagini già viste nei libri dedicati alla storia della fotografia. Purtroppo la realizzazione di una mostra dedicata alla fotografia costruttivista negli spazi del Museum Haus Konstruktiv rimane un sogno nel cassetto, almeno per il momento.

Yayoi Kusama - LOVE IS CALLING - Museum Haus Konstruktiv

Yayoi Kusama, LOVE IS CALLING, 2013, © Yayoi Kusama, Courtesy of David Zwirner, Victoria Miro Gallery, Ota Fine Arts, Yayoi Kusama Studio Inc.

A maggio saranno sette anni che dirigi questa istituzione. Quali ritieni siano stati i punti più salienti?

Indimenticabile è stata la mostra dedicata a William Kentridge. Prima di lui, il progetto “Logical Emotion” sull’arte contemporanea giapponese, dove abbiamo presentato Love is Calling, l’incredibile creazione di Yayoi Kusama. Ricordo con piacere anche il portoghese Carlos Bunga o Marlow Moss, un contemporaneo di Mondrian completamente dimenticato che noi abbiamo riscoperto. Cerith Wyn Evans, che ho assolutamente adorato, è stato un altro punto culminante degli ultimi sette anni, come fantastica è stata la mostra dedicata a Ulla von Brandenburg. Non posso dimenticare “DADA Differently”, incentrata sulle artiste donne di quel movimento e “Concrete Contemporary” dove abbiamo invitato giovani artisti contemporanei nelle cui opere si ritrovano gli elementi dell’arte costruttivista, concreta e concettuale. Oltre a queste mostre, il cui elenco potrebbe continuare per ore, siamo stati artefici di due progetti di cui sono particolarmente fiera. “KinderKulturAkademie”, è un’iniziativa semestrale che offre ai bambini la possibilità di trascorrere degli interi pomeriggio presso le varie istituzioni culturale della città imparando a conoscere le differenti forme artistiche che vengono proposte. Il personale del Museum Haus Konstruktiv trascorre con loro due o tre pomeriggi di questo calendario, lavorando assieme su uno specifico tema artistico. Ho recentemente visto un film d’animazione che gli studenti di una delle ultime classi hanno prodotto, ed è stato assolutamente straordinario e brillante. Il secondo progetto, intitolato “Ich seh’s anders!” (Io lo vedo in modo differente), ruota attorno al tema dell’inclusione, permettendo a persone disabili, dopo aver partecipato a workshop mirati con membri del museo e altri mediatori artistici, di condurre tour aperti al pubblico insieme ai nostri educatori d’arte. Mi ricordo ancora la reazione del pubblico, che si vide descrivere un quadro col suono del canto di una balena. È stata un’esperienza davvero emozionante e l’intera iniziativa mi ha permesso di comprendere come le persone con handicap mentali o fisici possano relazionarsi all’arte in un modo completamente originale e unico, rispetto a quello convenzionale a cui siamo abituati. Il riscontro è stato enorme regalando a questo progetto un’autorevolezza eccezionale.

Quali sono i tuoi obiettivi per il prossimo settennato alla guida del Museo Haus Konstruktiv?

La mia più grande speranza è di poter continuare a produrre l’eccezionale lavoro che abbiamo presentato nel corso degli ultimi sette anni. Lo considero altamente qualitativo senza essere pretenzioso, completamente incentrato sull’arte e sugli artisti. Penso inoltre che la struttura della nostra sede permetta al visitatore un’interazione diretta con l’opera d’arte qui esposta. In un museo più vasto l’esperienza sarebbe molto più formale.

Amalia Pica - ABC - Museum Haus Konstruktiv

Amalia Pica, A ∩ B ∩ C (line), 2013 Installation with perspex shapes and occasional performance Courtesy the artist and Herald St, London Photo: Andy Keate

Lo Zürich Art Prize 2020 verrà assegnato ad Amalia Pica. Quali sono le dinamiche dietro il conferimento di un riconoscimento così prestigioso?

Sarà il 12° Zurich Art Prize ad essere assegnato e più specificatamente consiste in 80 000 CHF (75 000 EUR circa) utili per coprire i costi della mostra allestita nel nostro museo e un assegno di 20 000 CHF (19 000 EUR circa) destinato all’artista. Ogni anno chiedo a sei differenti persone, selezionate fra colleghi, critici e altri professionisti del settore, di nominare un artista, particolarmente rilevante nel contesto dell’arte costruttiva, concreta e concettuale, che ritengono possa ricevere lo Zürich Art Prize. I sei candidati vengono successivamente esaminati da una giuria composta da 5 persone: tre altri professionisti del campo artistico, il rappresentante della compagnia assicurativa Zurich, sponsor del premio, e la sottoscritta. Siamo stati molto entusiasti del lavoro di Amalia Pica incentrato su un matematico argentino espulso dal paese durante la dittatura militare e il cui studi furono banditi dai programmi scolastici del tempo. Le figure matematiche geometriche concepite dall’artista si basano sulle ricerche del matematico incorporando performance atte a muovere queste forme nello spazio. Amalia Pica, che sta ora progettando la mostra che verrà ospitata dal nostro museo, si occupa di questioni politiche e sociali e dal suo approccio formalmente geometrico all’arte concreta ne deriva un risultato estremamente concettuale. Al momento sta progettando la mostra che verrà inaugurata il 21 ottobre e che sono sicura sarà estremamente emozionante.

Esther Stocker - The future of thinking - Museum Haus Konstruktiv

Exhibition view Museum Haus Konstruktiv, 2019. (Image: Esther Stocker, the future of thinking, 2018)

I ruggenti anni Venti” sono stati un periodo di rinascita artistica, frutto di una forte economia nel momento in cui il mondo si è riprendeva dalla Grande Guerra. Ora, entrando nei “Venti Venti”, ti attendi di vedere un simile “rinascimento” anche nell’arte costruttivista, concreta e concettuale e negli spazi museali in genere?

Il mondo è in crisi in questo momento. Solitamente i movimenti artistici nascono da questi stati di crisi e sono convinta che ciò stia nuovamente accadendo. Gli artisti sono lo specchio sia delle crisi che le società si trova ad affrontare che dello stato in cui si trova il mondo in generale. Ciò non cambierà. L’arte costruttivista e concreta si basa sul passato, ma i principi che sono alla base dell’arte concettuale sono sempre presenti e continueranno a influenzare l’arte contemporanea. Penso che i lavori esposti al Museum Haus Konstruktiv, quelli che si basano sulla ricerca e la scienza, siano i più adatti nell’offrire risposte agli attuali problemi della nostra società. L’arte figurativa può realizzare un’immagine, un commento; l’arte concettuale può aggiungere altro materiale di riflessione all’espressione artistica. Ciò rende la missione del Museum Haus Konstruktiv unica, viva e rilevante.

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Museum Haus Konstruktiv © 2018, Museum Haus Konstruktiv (Peter Baracchi)

A causa della pandemia COVID-19 il Museum Haus Konstruktiv ha temporaneamente chiuso i suoi battenti. Hai esplorato altri metodi per tenerlo “aperto” nell’immaginario del vostro pubblico? E come verranno influenzati i progetti futuri?

Questa terribile crisi dovuta al coronavirus sta avendo effetti su ogni singola persona e lascerà tracce non solo sulla vita individuale, ma anche sulla vita delle istituzioni culturali come la nostra. Ha ovviamente cambiato il nostro modo di lavorare, visto che ora siamo tutti seduti a casa propria comunicando attraverso le nuove tecnologie, ma ha indubbiamente modificato anche la comunicazione col nostro pubblico. Eravamo già molto presenti sui Social Media prima, ora aumentiamo il nostro impegno proponendo una serie di video tratti dai momenti salienti delle nostre mostre, passate e presenti, dove spieghiamo le singole posizioni artistiche. Vogliamo inoltre offrire al nostro pubblico una selezione di opere della nostra collezione. Stiamo anche preparando uno strumento educativo per i bambini in età scolare, che darà loro la possibilità d’apprendere da casa, fornendo alcune conoscenze su Otto Piene, quale pioniere della Sky Art. Abbiamo rivoluzionato il nostro programma annuale e prolungheremo fino all’autunno le attuali mostre dedicate a Otto Piene e Brigitte Kowanz. Speriamo comunque di poter riaprire al più presto queste due esposizioni che, dopo un inizio folgorante accompagnato da un eccezionale consenso di pubblico e critica, sono state bruscamente interrotte a causa della pandemia.

Intervista realizzata il 21.02.2020, ad esclusione dell’ultima domanda posta il 22.03.2020

Museum Haus Konstruktiv: WEB Instagram Facebook

Immagine di copertina: Sabine Schaschl fotografata da Felix Rüsch

Tutte le immagini: Courtesy Museum Haus Konstruktiv

Si ringrazia per la collaborazione: Flurina Ribi Forster e Olivia Kasper (Museum Haus Konstruktiv), Christopher Hux

Le mostre allestite dal Museum Haus Konstruktiv viste da L’incertain regardOtto Piene, Leonor Antunes, Werkschau 2019, Olivier Mosset, Concrete ContemporaryVerena LoewensbergHelga Philipp, Robin Rhode, Imi Knoebel, Gerhard von Graevenitz, Alicja Kwade, Marguerite Humeau, Tomás Saraceno