Il futuro? È adesso!

Attivare le coscienze e promuovere il rispetto. Sono gli obiettivi green dell’artista più spettacolare del nostro tempo. Ho incontrato Olafur Eliasson alla Kunsthaus di Zurigo, dove ha presentato “Symbiotic Seeing”. Una mostra che ha invitato a guardare il mondo con una sensibilità completamente nuova. Bruscamente interrotta causa pandemia, questo articolo, pubblicato in anteprima sul magazine italiano KULT, tenta di riaprirla. Almeno idealmente

Le sue opere sono affascinanti, commoventi e toccanti. Quando si tratta del lavoro artistico di Olafur Eliasson, le parole non sembrano essere sufficienti. Il solo contatto visivo può rendere visibile l’invisibile. E la sua nuova esposizione, ospitata su oltre 1’000 mq dalla Kunsthaus di Zurigo, è una conferma della sua effervescenza creativa. “Symbiotic Seeing”, sviluppata in stretto dialogo con la curatrice Mirjam Varadinis, esplora la relazione tra le persone, gli animali, le piante e le altre specie che popolano la Terra, con l’approccio olistico che caratterizza da anni la produzione dell’artista danese-islandese. Eliasson ci invita non solo a riflettere sul cambiamento climatico, come conseguenza dell’azione umana, ma anche a comprendere l’essere umano come parte di un sistema più ampio, proponendosi d’interrogare criticamente il rapporto e la gerarchia tra l’uomo e le altre specie, e di creare spazio per altre forme di convivenza. Traducendo con successo queste complesse deliberazioni teoriche in situazioni spaziali, che non solo attraggono razionalmente le persone, ma le toccano anche emotivamente e le muovono fisicamente. Considerato, con Ai Weiwei, come la star più famosa dell’arte contemporanea, Olafur Eliasson è un artista che oltre a saper mobilitare il pubblico, è fermamente convinto che la sua arte possa interpretare un ruolo socialmente rilevante. La solidarietà e la sostenibilità sono temi centrali nella vita di questo artista recentemente nominato Ambasciatore di buona volontà per l’azione a favore del clima dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Un riconoscimento destinato a personalità che condividono un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita sul nostro pianeta.

Olafur Eliasson Symbiotic seeing

Olafur Eliasson Symbiotic seeing, 2020 Lasers (cyan, yellow), fog machine, air ventilation sys- tem, robot arm, cello Dimensions variable Sound in collaboration with Hildur Gudnardottir Vista dall’esposizione: Kunsthaus Zürich, 2020 Photo: Franca Candrian Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2020 Olafur Eliasson

Sei globalmente riconosciuto come un artista impegnato nel campo sociale e ambientale, che dialoga con politici e ONG. Intendi comunicare un particolare messaggio scientifico o politico con questa tua più recente esposizione?

Non ho una specifica agenda politica, cerco solo di sensibilizzare le persone sulla necessità di essere maggiormente consapevoli. Ovviamente dietro ogni azione c’è sempre una motivazione politica che l’accompagna, e con i miei nuovi lavori esposti qui a Zurigo sto cercando trasmettere un preciso concetto: se intendiamo continuare lo sfruttamento del pianeta per meri interessi economici, dobbiamo essere consci di quali potranno essere le conseguenze di queste nostre azioni. E per raggiungere questo grado di sensibilizzazione, dobbiamo aprirci al mondo. Sono convinto che l’arte in generale, come la cultura, la lettura, la musica e la danza, possano aiutarci a ritrovare noi stessi, a costruire la fiducia in noi stessi e infine a credere in noi stessi. Sono processi importanti per affrontare temi altrettanto fondamentali, ai quali cerco di avvicinarmi con le opere presenti in “Symbiotic Seeing”.

Nelle note biografiche pubblicate sul tuo sito Internet, affermi che “l’arte sia un mezzo cruciale per trasformare il pensiero in azione, nel mondo che ci circonda”. Quale atteggiamento speri terrà il pubblico dopo aver visitato la tua mostra?

Spero che le persone abbiano la sensazione di essere connesse col mondo in cui vivono. Che, nonostante facciano parte di una massa di sette miliardi di persone, come singoli individui siano consci della possibilità di contare e che le loro scelte possano comunque essere importanti. Ai visitatori delle mie esposizioni non detto regole su come comportarsi poiché non spetta a me, come artista, dire cosa sia giusto o cosa sia sbagliato. Attraverso i miei lavori vorrei semplicemente amplificare la comprensione sull’importanza di avere un rapporto fisico con il mondo, che aiuti a rafforzare la propria capacità nel fare cose e scoprire in seguito cosa sia giusto o sbagliato. In ultima analisi: essere consapevoli dell’effetto che le proprie azioni possano avere sul pianeta in cui viviamo. Se si rimane solamente testimoni di ciò che sta accadendo, senza avere la consapevolezza della propria connessione fisica col mondo, non si potrà cambiare proprio nulla!

Olafur Eliasson Algae window

Olafur Eliasson Algae window, 2020 Glass spheres, steel, aluminium, plastic, paint (black) 380 x 350 x 80 cm Vista dall’esposizione: Kunsthaus Zürich, 2020 Photo: Franca Candrian Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2020 Olafur Eliasson

Nel catalogo che accompagna la mostra scrivi di credere “veramente al fatto che noi tutti abbiamo bisogno di speranza, la quale ci permetterà di convivere con la crisi climatica”. Viste le sempre maggiori crisi legate al cambiamento climatico, come riesci a mantenere vivo questo bisogno di speranza e come possono le tue opere trasmettere questo senso di speranza al visitatore?

Per me la speranza è fondamentale per poter ispirare e convincere le persone a partecipare e a collaborare. È importante credere che valga la pena di fare qualcosa, invece di cedere alla paura e alla disperazione o rinunciare all’azione attiva solo perché non si ha speranza. La speranza per me è una forza trainante. Capisco che a volte la minaccia di una narrazione basata sulla paura può essere anche un metodo di comunicazione efficace, ma ritengo che se si voglia essere progressisti e andare avanti, la speranza sia una forza motivante ben più forte della paura e del pensiero conservatore che richiama ai “bei vecchi tempi”, quando le cose erano “migliori”. Per me, la speranza è la fiducia che il domani sarà migliore di ieri e se vogliamo che l’umanità progredisca. Dobbiamo tutti fermamente credere che il futuro sarà migliore del passato, altrimenti le persone tenderanno a regredire.

Hai anche affermato di cercare “di non parlare di natura e tecnologia in termini di dicotomia, ma piuttosto d’interpretarle in modo più connesso”. Quali sarebbero gli esempi di questo networking simbiotico tra natura e tecnologia?

Se guardiamo alla storia possiamo constatare come questo concetto sia già stato affrontato da altri. Nel 1979 lo scienziato inglese James Lovelock, in contrasto con le sue convinzioni politiche meno progressiste, ha formulato per la prima volta l’ipotesi “Gaia” che si basa sull’assunto che gli oceani, i mari, l’atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta Terra si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento e all’azione degli organismi viventi, vegetali e animali. Prima di lui, agli inizi del 19° secolo, il naturalista tedesco Alexander von Humboldt credeva che il mondo dovesse essere visto in termini di una maggiore “inter-connettività” e senza gerarchie. Si potrebbe dire che la società moderna abbia fallito nella sua incapacità di stabilire una contro-narrativa all’idea darwinista, ovvero della sopravvivenza del più forte. Non va certo dimenticato che Darwin fu anche un forte riformista sociale, essendo stato il primo a criticare la schiavitù. Ma come narrazione, la storia naturale ha fallito nell’adattarsi a un approccio più olistico, che avrebbe potuto rispondere con anticipo alle condizioni ecologiche che vediamo ora.

Olafur Eliasson Weather orb

Olafur Eliasson Weather orb, 2020 Stainless steel, polarisation filters, plastic, paint (black, white), LED system Diameter 120 cm Vista dall’esposizione: Kunsthaus Zürich, 2020 Photo: Franca Candrian Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2020 Olafur Eliasson

Come si possono conciliare gli aspetti ecologici che affronti nel tuo lavoro con l’intenso sforzo tecnologico necessario per produrre le tue opere e con il tuo essere artista dalla carriera globale?

Come molti altri, sento la necessità di migliorare la mia impronta ecologica. Sto lavorando con il mio team di studio per trovare il modo per far sì che i nostri valori si riflettano nella pratica. Penso che sia importante che l’arte e la cultura mostrino una leadership su questo fronte, anche se la loro impronta e la loro portata sono meno significative di quella di molti altri campi, come la produzione e il trasporto di alimenti. E le persone si attendono molto dal campo della cultura. Col mio team sono in trattative con musei e istituzioni per trovare mezzi sostenibili per il trasporto delle opere d’arte, per passare all’elettricità proveniente da fonti di energia rinnovabile e altro ancora. Ad esempio la Tate Modern di Londra, che recentemente ha ospitato la mia esposizione “In real life”, dopo la sua inaugurazione ha annunciato il passaggio a una fonte rinnovabile per l’approvvigionamento del suo fabbisogno elettrico. Il mio team sta anche lavorando a un manuale su come è possibile fare arte con le più basse emissioni di CO2 possibili; spero di condividerlo e migliorarlo insieme agli studi di altri artisti.

La musicista islandese Hildur Guðnadóttir ha sviluppato la componente sonora di “Symbiotic Seeing”. Ho riconosciuto il suo nome come la compositrice, acclamata a livello internazionale, delle colonne sonore del film Joker e della serie TV Chernobyl. Fra i motivi che ti hanno spinto a collaborare con lei c’è forse quello che vi lega all’Islanda?

Non proprio. Oltre a essere una mia vecchia amica, come me vive a Berlino da parecchio tempo e abbiamo addirittura insegnato insieme quando ero professore universitario. Siamo molto uniti a livello professionale. Da anni collaboriamo a molti progetti e condividiamo l’interesse per la ricerca e la scienza contemplativa e meditativa. Abbiamo lavorato per raggiungere la riduzione dello stress attraverso il suono. Lei ha esperienza nella creazione di musica d’ambiente. Io ho interesse nel far risuonare i corpi, basandomi sull’idea che qualunque cosa abbia la capacità di risuonare attraverso frequenze armoniche. Lei le ha esplorate da esperta, sviluppando di fatto nuovi strumenti musicali. Come il violoncello, costruito da un affermato liutaio islandese, suonato in questa mostra da un robot.

Olafur Eliasson Escaped light landscape

Olafur Eliasson Escaped light landscape, 2020 Spotlight, halogen bulb, LED light, tripod, lenses, colour-effect filter glass (cyan, orange, blue), concave glass mirror, aluminium, brass, plastic, motors, control unit Dimensions variable Vista dall’esposizione: Symbiotic seeing, Kunsthaus Zürich, 2020 Photo: Alcuin Stevenson / Studio Olafur Eliasson Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2020 Olafur Eliasson

La pubblicazione che accompagna “Symbiotic Seeing” è molto più di un semplice catalogo. Il brillante progetto presenta entusiasmanti modi visivi per comprendere il tema della simbiosi, oltre a 44 pagine di articoli di personalità riconosciute nel campo della filosofia, della sociologia, della biologia, della storia dell’arte e della letteratura. Quali sono state le dinamiche che hanno permesso queste eterogenee collaborazioni?

Quando lavoro nel mio studio, sono in relazione con vari generi di pensiero contemporaneo. I testi raccolti nel catalogo rappresentano i concetti di alcuni autori che sto attualmente contemplando. Con alcuni di loro ho già lavorato in passato, altri sono nuove fonti d’ispirazione. Rappresentano i diversi ambiti scientifici che alimentando le mie attuali e future opere. E il mio lavoro sull’ecologia e sul clima si ispira direttamente a queste persone. Considero Donna J. Haraway una delle scrittrici contemporanee più interessanti, mentre Timothy Morton, diventato un amico e collaboratore, è un grande attivista ecologico. Da oltre 20 anni conosco il sociologo Bruno Latour, che ha avuto un’immensa influenza sul mio lavoro, così come la straordinaria storica dell’arte e docente del M.I.T. Caroline A. Jones. Sono molto orgoglioso di questo catalogo che già considero come una finestra da aprire sulle opere che andrò a creare in futuro.

(Intervista realizzata il 16.01.2020 e pubblicata sul numero primaverile di KULT)

Kunsthaus Zürich : WEB Instagram Facebook YouTube

Immagine di copertina: Olafur Eliasson fotografato da Franca Candrian © 2020 Olafur Eliasson

Tutte le immagini: Courtesy Kunsthaus Zürich

Si ringrazia per la collaborazione: Björn Quellenberg e Kristin Steiner (Kunsthaus Zürich), Christopher Hux

I miei scatti fotografici della mostra sono visibili sul mio account Instagram L’incertain regard

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