Dalla moda degli intagli alla brachetta, dalla haute couture allo streetwear. Oltre 200 opere mostrano come gli artisti abbiano percepito, commentato e influenzato il mondo della moda nel corso dei secoli. Il Kunsthaus di Zurigo offre ai fashionisti e agli amanti dell’arte un appuntamento unico e imperdibile
Voglia di moda? Motore trainante o ciclico dilemma, la moda è soprattutto un indicatore dei tempi che cambiano. A raccontarli è Fashion Drive. Moda estrema nell’arte, la mostra organizzata dal Kunsthaus, il più istituzionale dei musei zurighesi, che per l’occasione si è rifatto il look esponendo 230 opere che testimoniano come, negli ultimi 500 anni, la moda abbia influenzato l’arte, e viceversa. È un viaggio attraverso il tempo e gli stili, una mostra sulla moda così come è stata interpretata e trasmessa dagli artisti, spaziando da espressioni pittoriche e scultoree del rinascimento fino al contemporaneo, con quadri sculture, installazioni, stampe, acquarelli, fotografie, pellicole, costumi e armature di oltre cinquanta “creativi”. Alcuni nomi: Giacomo Balla, Joseph Beuys, Giovanni Boldini, Salvador Dalí, Albrecht Dürer, Max Ernst, Gustav Klimt, Tamara de Lempicka, Édouard Manet, Meret Oppenheim, Michelangelo Pistoletto, Man Ray, Wolfgang Tillmans, Andy Warhol, le cui opere sono state concesse in prestito da collezioni pubbliche e private europee e statunitensi.
Corazza con gonna pieghettata, circa 1526 Probabilmente in possesso di Alberto, margravio di Brandeburgo, duca di Prussia Ferro bianco, in parte inciso con colore di riempimento nero, pelle. Kunsthistorisches Museum di Vienna, Camera della Caccia e delle Armature
“Di moda si inizia a parlare dal 14° secolo. Noi volevamo mostrare una storia variegata della moda attraverso l’arte. I quadri in particolare sono le testimonianze più importanti che abbiamo della moda fino al 1800” spiegano Cathérine Hug e Christoph Becker, dinamico duo curatoriale artefice di questa esposizione che rimarrà aperta fino al 15 luglio. I vestiti da sempre veicolano messaggi anche grazie all’arte. Attraverso il guardaroba si esprime il potere e l’arte lo fissa nel tempo per i posteri. Maria Antonietta, regina di Francia, si fece dipingere con addosso una semplice camicia creando scalpore; se la sua intenzione fosse quella di mostrare vicinanza al popolo, sappiamo che non le servì granché. Per gli uomini del Rinascimento erano invece considerate all’ultima moda le brachette, quelle sacche vistose che accentuavano la virilità. E che dire del pezzo più spettacolare della mostra: un’armatura del 16° secolo indossata da un principe al suo stesso matrimonio. Non era pensato naturalmente per andare a combattere ma voleva essere un’espressione di potere e ricchezza ed era un’interpretazione personale di moda cerimoniale.
Artista ignoto: Départ des Amateurs de L’île St. Ouen, circa 1805. Acquaforte colorata a mano con acquarelli, 21,2 x 26,2 cm (tavola); 24,3 x 30,5 cm (foglio). Staatliche Museen zu Berlin – Kunstbibliothek
“La moda è una forma di bruttezza così intollerabile che ci costringe a cambiarla ogni sei mesi” recita un famoso aforisma di Oscar Wilde. Seguendo un doppio registro narrativo, che concede spazio in egual misura alla moda per gli uomini e a quella per le donne, la rassegna offre una pluralità di spunti di osservazione e analisi, dando testimonianza delle dirette conseguente dei grandi stravolgimenti sociali su moda e arte. Opere di epoche passate sono presentate in modo sorprendentemente innovativo; nel contesto odierno il loro significato originale acquisisce una nuova attualità. Da una visione ristretta ed elitaria dell’universo fashion alla formazione di stili che hanno fatto epoca; dalla nascita delle figure del gentleman e del dandy, per riconoscere i quali la pittura accademica fornisce utili indicazioni, alla centralità di Parigi; dalla liberazione del corpo che attraversa l’interno Novecento alla sviluppo dei grandi magazzini, grazie ai quali la moda raggiunge un pubblico infinitamente ampio: sono solo alcune delle chiavi di lettura proposte.
Peter Lindbergh: Linda Evangelista, Christy Turlington & Naomi Campbell, Brooklyn, 1990. Fotografia da mostra, Hahnemuhle Photo Rag® Baryta 315 gr, 60 x 50 cm Courtesy Peter Lindbergh, Paris. © Peter Lindbergh
La mostra vuole offrire spesso lo sguardo ironico o perplesso degli artisti sulla moda e i suoi eccessi. Lo sottolinea anche Georg Simmel nella sua “Filosofia della moda” affermando che “dal punto di vista della vita, la moda è in realtà una miscela di distruzione e creazione”. Ma il filosofo e sociologo tedesco vissuto a cavallo del 19° e 20° secolo va oltre precisando che due sono le condizioni essenziali per la nascita e lo sviluppo della moda, in assenza di una delle quali, la moda non può esistere: “il bisogno di conformità e il bisogno di distinguersi”. La moda, secondo Simmel, esprime quindi “la tensione tra uniformità e differenziazione, il desiderio contraddittorio di essere parte di un gruppo e simultaneamente stare fuori del gruppo, affermando la propria individualità”. Ecco allora che la moda, oltre a essere fattore economico e sismografo di sensibilità sociale, diventa espressione di desiderio e strumento per meccanismi di inclusione ed esclusione.
Michelangelo Pistoletto: Metamorfosi, 1976–2017. Specchio, stracci. Courtesy Galleria Continua. Fotografia di Lorenzo Fiaschi. © Michelangelo Pistoletto
La mostra, che si concentra sul periodo che va dalla fine del XVIII secolo all’inizio del XX con digressioni sia nel Rinascimento che nella nostra contemporaneità, considera le manifestazioni della moda nei punti di svolta in cui appare estrema, vibrante, rumorosa, mascherata o proibita. Dalla haute couture, passando per il prêt-à-porter fino al fast fashion: l’ultima parte della mostra abbraccia tematiche quali la sostenibilità e visioni post- umane. L’artificiosità, la (de)costruzione del corpo e la critica al culto del mercato contraddistinguono la produzione artistica del 21° secolo. A cominciare da Michelangelo Pistoletto, una giovane generazione dà voce al proprio impegno etico, ecologico e politico tramite installazioni, performance e video. In un’epoca moderna di globalizzazione e omogeneizzazione attraverso la “fast fashion”, questa mostra, realizzata in coproduzione con Festspiele Zürich, tenta una panoramica dell’osservazione critica e sensoriale dell’abbigliamento nell’arte, i cambiamenti problematici e sovversivi nella storia della moda. I fashionisti e gli amanti dell’arte sono avvisati: avete ancora una mese di tempo per calcare questa irripetibile “passerella”.
Sylvie Fleury: Senza titolo, 2016. Acrilico su tela, 125 x 125 x 10 cm. Courtesy the artist and Karma International Zurich, Los Angeles and Mehdi Chouakri Berlin. © Sylvie Fleury
Immagine di copertina: Chesterfield, di Jakob Lena Knebl, 2014. Stampa digitale, formato variabile. Courtesy Jakob Lena Knebl. Fotografia di Georg Petermich. Tutte le immagini: Courtesy Kunsthaus Zürich