Il Cabaret Voltaire non sarà sfrattato. Per salvaguardare l’edificio storico culla del dadaismo, oggi si sono espressi a favore il 64,5% degli zurighesi.
Dada. Due sillabe elementari, comprensibili in tutte le lingue, per un fenomeno artistico e letterario chiassoso, contestatario e iconoclasta. L’eredità culturale del movimento dadaista, nato nel 1916, non ha mai smesso di scatenare vivaci confronti politici. Se nel 2002 fu l’occupazione spontanea di un collettivo d’artisti a salvare all’ultimo momento l’edificio da un intervento edilizio che lo avrebbe trasformato in un palazzo di lussuosi loft, è un lungimirante intervento politico a garantire il futuro del civico 1 di Spielgasse 15 anni dopo.
Già lo scorso marzo l’amministrazione della città aveva votato a larga maggioranza (90-33) un progetto destinato ad acquisire materialmente l’immobile appartenente a Swiss Life, offrendo al colosso assicurativo e finanziario un parcheggio e un edificio di proprietà comunale. Inoltre, con 82 voti contro 42, il Consiglio Comunale aveva detto sì ai contributi annuali per il Cabaret Voltaire: 100.000 franchi (circa 87.000 euro) destinati all’associazione culturale che gestisce anche il museo e il bar annessi. Uno scambio immobiliare e un sostegno finanziario, a cui si sono opposti le ali estreme dell’arco parlamentare cittadino: la destra populista (SVP), contraria in linea di principio al soccorso pubblico per tali attività culturali, e la sinistra alternativa (AL) che, pur avendo a cuore il destino del Cabaret Voltaire, è fortemente avversa alle aggressive speculazioni del gigante privato. L’ultima parola, in un paese dove la democrazia diretta regna sovrana, è spettata a popolo che, sull’entusiasmo del centenario del movimento dadaista celebrato lo scorso anno con oltre 400 manifestazioni pubbliche che hanno attirato migliaia di visitatori e l’attenzione dei media internazionali, ha avallato oggi la proposta esprimendo sulla scheda referendaria un convinto e dadaista sì.
Drawing: Carlos Amorales, «Learn to Fuck Yourself», 2017, gouache on paper, courtesy Kurimanzutto and Estudio Amorales,
photo: Abigail Enzaldo and Emilio Garcia; Design: Ivan Martinez
Carta bianca a Carlos Amorale
Il Cabaret Voltaire post-referendum si è rifatto il look affidando all’artista messicano la decorazione dei suoi interni. Nonostante l’età di soli quarant’anni, Carlos Amorales è una delle figure di maggior rilievo nel panorama internazionale dell’arte contemporanea e non ha certo necessità di molte presentazioni stante il suo curriculum espositivo e la presenza di sue opere nei principali musei tra cui la Tate Modern di Londra e il Museum of Modern Art di New York, oltre a rappresentare il suo paese natale alla recente Biennale veneziana. Per il Cabaret Voltaire Amorales ha ricoperto le pareti con enormi disegni utilizzando la tecnica del guazzo, noto anche nella forma francese gouache, un tipo di colore a tempera reso più pesante e opaco con l’aggiunta di un pigmento bianco. Dallo stile medievale, i disegni volgari di Learn to Fuck Yourself, carichi di fantasia e di un particolare potere simbolico d’immediata percezione, spesso legato alle paure collettive che caratterizzano l’attuale condizione esistenziale, non solo commentano l’oscurantismo contemporaneo, ma sfidano audacemente le performance artistiche, il consumo quotidiano e l’interazione sociale che succede a Cabaret Voltaire, regalandoci una nuova utopia visionaria.
Un avvenire post-Dada
Con lo slogan Fun & Fury! il “nuovo” Cabaret Voltaire ha calendarizzato per l’ultimo trimestre dell’anno una serie di eventi esploranti la performance art. Sottolinea il Manifesto: “Discutiamo sui più recenti trend dell’azione artistica, verifichiamo la posizione del Cabaret Voltaire nella storia di quest’ultima, investigandone il significato e l’importanza che ha o può avere. Se ripercorriamo il racconto dalla performance art due sono le parole che vi ricorrono sempre: divertimento e furia. Con furia hai combattuto per l’arte e la tua concezione artistica. Con divertimento hai proposto le tue idee agli altri e giocato con le utopie. Hai formato il futuro con la consapevolezza storica e sei andato oltre. Sei stato volgare, giocoso e visionario. Sei stato venerato o vietato scrivendo un altro capitolo nella narrazione chiamata storia. Sei stato audace e hai osato ad andare coraggiosamente dove nessuno ti ha preceduto”. Cosa augurare di più? Ancora 100 di questi anni!
Tutte le immagini: courtesy Cabaret Voltaire