160 film, 41 anteprime, 5 superstar e un budget da 7,3 milioni di franchi. Sono alcuni dei numeri snocciolati alla stampa questa mattina durante la presentazione della nuova edizione del Zurich Film Festival, la numero 13. I condirettori Nadja Schildnecht e Karl Spoerri affermano di non essere superstiziosi promettendo 11 giorni di proiezioni indimenticabili
A cosa servono i festival? È l’interrogativo che puntualmente fa capolino quando si avvicina l’inizio della kermesse cinematografica di turno. Di edizione in edizione la risposta si fa sempre più evidente e le sue motivazioni rinforzarsi, coincidendo con i valori di ogni appassionato di cinema, soprattutto in un momento storico in cui la difesa della creatività è duramente maltrattata dalla legge contabile del mercato. Offrire alle cinematografie poco conosciute un percorso verso il grande schermo; scoprire registi giovani o fragili ancora sconosciuti; diffondere lavori singolari che, con la loro tematica ed estetica, sanno interpretare il rinnovamento dell’espressione cinematografica; riunire i professionisti dell’audiovisivo per riflettere su nuove sfide. In questo contesto artistico ed economico, un altro aspetto si palesa particolarmente prezioso: i festival invitano gli spettatori a prenderne il potere. A Zurigo lo potranno esercitare dal 28 settembre all’8 ottobre.
Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh
Vasto il programma
Due le competizioni internazionali dedicate rispettivamente alla fiction e al documentario, affiancate da una terza riservata alle produzioni in lingua tedesca provenienti Germania, Austria e Svizzera, il cosiddetto “deutschsprachiger Raum”. Tutto il resto è fuori concorso: dalle proiezioni speciali, destinati a film unici nel loro genere, a quelle di gala, dove vengono presentate le pellicole più attese dell’anno; dai nuovi orizzonti dedicati questa volta al cinema ungherese alle finestre aperte sui festival metropolitani di Hong Kong e San Sebastian; dalla sezione Border Lines che affronta il quotidiano con soggetti d’attualità, progetti umanitari, conflitti sociali e territoriali, a quella riservata espressamente ai bambini catapultati in un universo sconosciuto dove i sogni si vivono da svegli.
Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini
Film, ma non solo
La sezione TVision proietta su grande schermo le (mini)serie TV già cult nel panorama televisivo mondiale e che annunciano le nuove tendenze del piccolo formato. Fra tributi, retrospettive, master class e talk partecipano, fra gli altri, Glenn Close, Jake Gyllenhaal, Andrew Garfield, Alicia Vikander e Al Gore, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America che presenta An Incovenient Sequel: Truth to Power. Il ZZF si distingue anche per l’attenzione verso le colonne sonore: 189 compositori hanno partecipato alla competizione il cuoi obiettivo consisteva a mettere in musica, per un’orchestra sinfonica, il corto metraggio si cinque minuti Tamah d’Erhan Yürük; le cinque miglior composizioni saranno interpretate dall’orchestra della Tonhalle di Zurigo in presenza dei nominati. Avete ciò che serve per essere un filmmaker? Dimostratelo partecipando al concorso ZFF 72, producendo un film non più lungo di 72 secondi in sole 72 ore; il tema verrà annunciato venerdì 29 settembre a mezzogiorno.
Downsizing di Alexander Payne
Giochi di ruolo
Prima che la stampa di settore enunci il suo verdetto, il pubblico non professionista ha ormai imparato a impossessarsi della sua postura critica, facendola propria. Di fronte a film inediti che richiamano la loro curiosità, gli spettatori si presentano all’appello con un fermento febbrile. Una coabitazione, quella fra pubblico, media e professionisti, che oltre a rappresentare l’essenza stessa dei festival ne fa la loro forza. Riposizionare lo spettatore nel cuore di questa modalità operativa, dandogli una voce vibrante, è uno degli obiettivi del Zurich Film Festival. Non vedo l’ora.